
In Congo siamo dei rotoli di dollari che camminano. Al di fuori di un raggio di qualche chilometro dalla missione, veniamo regolarmente avvicinati da mercanti e mendicanti che cercano di far passare alcuni dei franchi congolesi dalle nostre tasche alle loro. Comprensibilmente, visto che nelle nostre tasche è spesso contenuto il guadagno medio di un mese per uno di loro. La prima frase in francese che i bambini di città imparano è "Mundele, donne-moi l'argent!"*
Chiaramente, anche i prezzi sono differenziati a seconda del colore della pelle. Noi ci scandalizziamo che i commercianti chiedano a noi un prezzo doppio o triplo di quello che chiedono a un locale, ma è davvero ingiusto?
Anni fa, un gruppo di saltimbanchi olandesi andava in giro su una nave portando uno spettacolo itinerante. All'entrata, gli spettatori venivano pesati; il prezzo del biglietto variava a seconda del peso dello spettatore.
Qualcuno ha proposto di far pagare le multe in funzione del reddito. Un incosciente ricco con la Ferrari non eviterà di andare a 300 km/h in autostrada solo perché potrebbe prendere cento euro di multa. Se ne potrebbe permettere diecimila, di multe così.
E quindi, forse anch'io dovrei pagare un CD sei dollari invece dei tre che paga un autoctono.
Oggi, mentre eravamo a Kinkole, il lido di Ostia di Kinshasa, contornati da venditori ambulanti, un ragazzo congolese che ci accompagnava ci ha fatto notare che lui i CD li pagava la metà di quanto il venditore ci aveva chiesto. E' stato aggredito, perché lui tradiva i fratelli, tradiva il Congo e si era venduto ai bianchi.
Al di là del ragionamento sulla probabile iniquità di pagare le cose quanto le paga uno di qua, mi sono trovato palesemente davanti agli occhi questa barriera che ci divide in "noi" e "loro". Una barriera ineluttabile e probabilmente incrollabile. Mi sono chiesto se potrò mai superare la condizione di dollaro deambulante. O se piuttosto noi
mundele non siamo in qualche modo condannati a mantenere il ruolo di vacche da mungere o - al contrario - di sfruttatori che si approfittano di un popolo in miseria per far prosperare i propri affari.
In Congo, ad esempio, non esiste praticamente nessun business in mano a proprietari locali. Senza andare troppo lontano a cercare le multinazionali americane ed europee, anche i piccoli commerci sono in mano a stranieri. Libanesi, indiani, pakistani, cinesi. Gran parte dei soldi spesi in Congo esce dunque dal paese.
I congolesi al limite si muovono su un'economia di sussistenza: possono essere proprietari di un banchetto per la strada che vende il pesce essiccato, o la farina di manioca, o le ricariche dei cellulari. Oppure fanno i venditori ambulanti di CD.
(*Bianco, dammi i soldi!)