giovedì 22 maggio 2008

Это Tаллинн.

Tallinn by night
(Questa è Tallinn)

Era la prima frase della seconda lezione del "Corso televisivo di lingua russa", edito da ERI-RAI nel 1986 ed ancora utilizzato dagli studenti di Lingue alla Sapienza.

A quell'epoca Tallinn era la capitale della Repubblica Socialista Sovietica di Estonia, parte integrante dell'URSS e piacevole luogo di villeggiatura per i cittadini Sovietici d'ogni dove. E c'è da capirli, perché l'amena Tallinn (o almeno la sua Città Vecchia) è un paese delle fate, un borghetto uscito dai libri dei fratelli Grimm. E' iscritta come Patrimonio dell'Umanità proprio in quanto esempio di borgo medievale. L'unico altro patrimonio dell'umanità estone, per dire, è un pezzo del celeberrimo Arco Geodetico di Struve (?).

L'unica particolarità lievemente inquietante di questa peraltro incantevole cittadina è che è deserta. O almeno lo era l'anno scorso quando ci siamo andati noi. Gironzoli per questi magnifici vicoli e non trovi un'anima, se non l'occasionale turista intento a fotografare i sampietrini locali o i portoni di qualche gilda.

Dei quattrocentomila e spicci abitanti di Tallinn nessuna traccia. Fino a quando non scopri che esiste una città anche fuori dalle mura. Basta fare pochi metri fuori dal centro storico per trovare orripilanti grattacieli che nascondono centri commerciali zeppi di estoni in shopping frenzy. A noi ci hanno lasciato il museo all'aperto, loro si godono le gioie della giovane economia di mercato.

martedì 20 maggio 2008

Alla Lituania.

Mappa delle Repubbliche Baltiche
Un anno fa tornavo dal mio Giro Baltico, quello che dà mezzo nome a questo blog. Ancora però non avevo l'altro mezzo nome, né avevo validi motivi per aprire un blog. Non che adesso ce ne siano, ma la mia metà est-nord-ofila si sente trascurata, e quindi mi impone di rivangare nel passato per ritirare fuori le memorie estoni, lettoni e lituane.

Estonia, Lettonia, Lituania (gna fà?): quei paesi là che non ci ricordiamo nemmeno come si chiamano, che hanno tutti i nomi simili, tanto sono tutti uguali, che ci può essere da vedere, parlano la stessa lingua, sono lontani, ma che vogliono da noi? E poi sono minuscoli!

Primo errore: pensare che fossero posti piccoli. Basterà una settimana per girarseli, no? No. Le tre repubbliche baltiche hanno una superficie pressoché uguale all'Austria e all'Ungheria messe insieme (175.000 chilometri quadri).

Ignari e ignoranti, noi ci prendiamo un'abbondante settimana. Dopo grandi progetti di island-hopping estone, campeggi nelle foreste lettoni, scappatelle nell'enclave di Kaliningrad tanto per spendere qualche rublo, ci rendiamo conto che con i giorni che abbiamo riusciamo appena a farci le tre capitali, e un giretto della Lituania.

Cominceremo da Tallinn, dove io e il mio futuro compagno di viaggio Lorenzo parteciperemo a una conferenza. Da consumato viaggiatore, Lorenzo mi fa notare che per risparmiare tempo e denaro, si può provare a fare un biglietto open-jaw (letteralmente, "mascella aperta"): andata Roma-Tallinn, ritorno Vilnius-Roma. Così non c'è bisogno di perdere una giornata per tornare a Tallinn a prendere il volo di ritorno.

Incredibilmente, la cosa funziona; non solo, costa meno dell'andata-ritorno Roma-Tallinn. Sono quei misteri aerei che non capirò mai, un pò come i biglietti sola andata di certe compagnie aeree (tipicamente quelle che vengono ancora chiamate "di bandiera") che costano 6 volte un'A/R, costringendoti a buttare il biglietto di ritorno.

Se non avete capito perché il biglietto si chiama open-jaw, disegnate il tragitto dei voli su una mappa. Avrete rovinato una mappa, ma capito quanto sono simpatici gli agenti turistici.

venerdì 16 maggio 2008

Appunti di un viaggiatore abitudinario.

Pensavo che mi succede quando viaggio nelle città d'Europa, quelle in cui non vado Una Volta Sola ma ritorno, di avere un Posto Preferito. Un luogo in cui devo posare il piede ogni volta che vado. Anche se ci sono già stato più e più volte, anche se ci sarebbero tantissime altre nuove cose da vedere. Sono dei centri gravitazionali della mia psicogeografia personale.

Giorni fa, aspettando che spiovesse, mi sono messo a elencare questi posti nella mia testa. Eccoli qua, a futura memoria (mia). Spesso sono banalità assolute, ma che volete.

- Amsterdam: La quiete irreale del Begijnhof, cortile introvabile in mezzo al caos turistico delle vie più commerciali della città.

- Barcellona: La Sagrada Familia, e i lavori in corso. Gli operai che costruiscono, saldano, caricano sulle gru. E' uno dei pochi posti in cui ogni volta che ritorni, è diverso.

- Berlino: Unter Den Linden. Memore di quell'estate del 1993 in cui tutto era ancora grigio e cupo sotto i tigli. Ma anche la East Side Gallery, che ormai è quasi cancellata.

- Istanbul: L'Asia. Prendere il traghetto e poggiare il piede nell'Asia di Istanbul, quasi più europea dell'altro lato dello Stretto.

- Pisa: La parete di Haring, vicino alla stazione.

- Trieste: Cosa se non Piazza Unità d'Italia, e una passeggiata fino in fondo al Molo Audace.

- Stoccolma: Gamla Stan, ovviamente. Ma anche il Djurgården. E dall'ultima volta che ci sono stato, sicuramente il Vasamuseet, il cubo con la caravella dentro.

- Napoli: Piazza del Plebiscito, e lo stupore della sua immensità.

- Parigi: Uscendo dalla metro a Trocadéro, arrivare all'improvviso sulla terrazza da cui si vede la Torre e il Campo di Marte. E la Fnac, a Les Halles.

- Londra: Niente. Davvero. Una libreria, per comprare dei libri inglesi. Che sono pure troppo cari.