
E' il secondo venerdì del mese, ma a Kisangani non c'è alcun bisogno di convocare una Critical Mass.
Mi ero stupito di non vedere quasi nessuna bici a Lubumbashi, città piatta e ipertrafficata; lì spostarsi in bici sarebbe perfetto.
Pensavo che la cosa fosse dovuta alla difficoltà di recuperare biciclette in Congo, e già mi immaginavo progetti di ciclofficine. Poi sono arrivato a Kisangani. Qua tutti si muovono in bici, o al massimo in moto. Le due ruote la fanno da padrone, quando ci muoviamo in macchina siamo quasi gli unici. Taxi se ne trovano pochi, ma a ogni angolo si può affittare un mototaxi.
Ovviamente dietro ogni cosa c'è una storia. Questa ce l'ha raccontata l'Abbé Bwanga (personaggio che meriterebbe un post a parte, vedremo). Durante la guerra, a Kisangani non erano i congolesi a combattere, bensì gli eserciti Rwandese e Ugandese che avevano scelto Kisangani come campo di battaglia. E già questo è abbastanza interessante.
Durante il conflitto, una delle due parti (non mi ricordo quale, ma ha importanza?) ha sequestrato tutti gli autoveicoli alla popolazione. Ed è così che le persone hanno cominciato a tirare fuori le bici.
Mmh, magari bisognerebbe sequestrare le macchine anche in Italia?
O bastano gli scioperi delle autocisterne?
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