Ogni giorno prendo quel tram, che sta passando su quel ponte, il ponte Margherita (Margit Híd). Il tram c'è, ingrandite la foto. E ogni giorno guardo dal ponte, vedo il Danubio e penso con sorpresa: "Ma sono a Budapest!". Non faccio altro che studiare, praticamente. Quando esco di casa vedo all'università. E viceversa.
Non ho avuto molte occasioni di godermi la città per ora, che è un peccato. Budapest non è una città piena di monumenti da visitare (tipo Roma o Parigi, per dire), che dopo puoi raccontare "ho visto il Colosseo" o "accidenti quanto è piccola la Gioconda". Budapest è una bellissima città da vivere. E' una città da girare, da perdercisi. E' una di quelle città in cui ti siedi in un caffè e guardi il mondo passare, un posto dove ogni tanto scopri dei vicoli nuovi e degli splendidi cortili interni pieni di verde.

O pieni di locali, come il Szimpla Kert. Una ex-fabbrica riadattata a locale, con tavoli e sedie raccattati in giro e una vecchia Lada convertita in tavolo in mezzo al cortile. A due passi da casa mia.
Abito nel VII quartiere, o "kerület" (qui si usano i numeri per i quartieri, proprio come a Parigi e Roma). Il VII è il vecchio ghetto. Ci sono almeno 3 sinagoghe, e girando per strada si vedono passare ogni tanto degli ebrei ortodossi tutti vestiti di nero, col cappellone e le treccine. L'agente immobiliare che mi ha affittato la casa, un ragazzo israeliano, storceva il naso a sentire che volevo vivere nel Settimo: "You know, I am jewish. I don't have good relationship with ghettos."
Ma il ghetto qua è il giusto mix tra affascinanti palazzi mezzi rovinati e nuove iniziative, come Szimpla o come Szóda, un altro splendido locale qua vicino.
E non vi ho ancora parlato di A38, una vecchia chiatta ucraina parcheggiata nel Danubio che ora è ristorante e sala concerti. E' vero, non è nel Settimo, ma in cinque minuti di tram ci si arriva.
Se solo avessi tempo di andarci.